Anche il pin’occhio vuole la sua parte – Capitolo 10 di 37
Un uomo sofferente si avviò di fretta e furia dal dottore.
Lamentava dei seri bruciori allo stomaco.
Giunto moribondo dal dottore, quest’uomo chiese aiuto ed un eventuale rimedio.
Il dottore lo guardò negli occhi ed esclamò:
Caro…Mangiafuoco, l’unico rimedio è cambiare mestiere.
Pinocchio si fermò al bordo della strada e rimase in ascolto. Quei suoni e quei sussulti, parevano indicare un diversivo al suo intento ad andare a scuola.
-Che cosa sarà mai questa musica?- Pensò il burattino. –Sicuramente, con tutte le note che ho preso a scuola, avranno composto una sinfonia…- Mentre Pinocchio incuriosito dall’evento, si avvicinava sempre più al suono dei pifferi, accadde qualcosa di insolito.
Le sue gambe si ritrovarono immerse in una zona di sabbia paludosa! A stento cercava invano di uscire dalla melma, fino a quando… -Oh perbacco! Sprofondo! Ma adesso che succede? Cosa sono quegli oggetti che fuoriescono dalla sabbia?- Si domandò il povero burattino. In men che non si dica, eccoti uno dopo l’altro apparire dal nulla in ordine di grandezza: una credenza in stile, una cassettiera settimanale ed un tavolo ovale con rispettive sedie incorporate… Pinocchio era capitato per disgrazia nelle “sabbie…mobili”…
Risolta la triste e pericolosa disavventura, Pinocchio si trovò in mezzo a una piazza tutta piena di gente. La musica che udiva il burattino scatenava una voglia sfrenata di ballare; tutta la piazza ballava e si dimenava allegra. Non soddisfatto, il burattino avvicinò un vigile e gli domandò: -Mi scusi, signor vigile, cos’è tutta questa musica che s’ode imperturbabile nella piazza?- -Ma come- Rispose il vigile. –Non hai letto il cartello? Questa è zona…Disco.-
Detto fatto, Pinocchio vide che nel bel mezzo della piazza sostava un curioso baraccone, era il famoso Teatro dei Burattini. Poiché non sapeva ancora leggere, chiese ad un passante che cosa rappresentasse. Quando il “passante” esaudì la richiesta di Pinocchio, ritornò silenzioso nella fibbia dei pantaloni.
Purtroppo a Pinocchio mancavano i soldi per vedere la commedia. Doveva vendere l’Abbecedario.
Fu così che per caso passava di lì Topolino, il famoso personaggio di Walt Disney, esso teneva in mano una mela bacata e puzzolente. Quando Pinocchio lo vide gli propose la vendita dell’Abbecedario. Il topo non rifiutò l’affare e subito dopo la sua mela cominciò a suonare una musica conosciuta, la famosa “marcia di Topolino”… Pinocchio pagò la quota per entrare. Mentre si avviava all’ingresso, vide una grossa tartaruga imbalsamata. La guardò ammirato e pensò: -E’ troppo bella, deve costare un occhio della…Testuggine!-
Quando Pinocchio entrò nel teatrino delle marionette, pensò ingenuamente di sedersi ai primi posti.
–Ehi tu!- Gridò l’usciere. –Non lo sai che quei posti sono riservati?-
-Ora capisco- Esclamò Pinocchio. –Ecco perché quei posti non parlavano con nessuno.-
La commedia del giorno raccontava di una donna e la sua torta di mele. Purtroppo questa donna aveva sbagliato gli ingredienti e la torta fu un fiasco. Oltre tutto era risultata pure un fiasco vuoto, non poteva nemmeno bere vino; la canzone che accompagnava la povera donna e la sua triste torta di mele, era una canzone…Mela-nconica.
Alla fine del primo atto, Pinocchio non poté trattenere un sussulto di approvazione. –Silenzio per favore!- Gridò ancora l’usciere. –Non conosci le buone maniere? Non lo sai che in teatro bisogna fare silenzio?- -Va bene, mi scusi…- Disse arrossendo Pinocchio,- -Adesso ho capito perché le ballerine danzano in punta di piedi…-
Lo stile e la grazia con la quale recitavano i burattini era impressionante. A volte accadeva che qualcuno di loro precipitava giù dal palco; questo avveniva perché si perdeva il…Filo del discorso e il malcapitato burattino si staccava dal burattinaio. Ma lo spettacolo era gradevole, in fondo, i fili che sostenevano i burattini erano molto saggi e sapevano fare bene il loro dovere: erano dei bravi filo-sofi…
I vari temi che venivano eseguiti nello spettacolo, davano un tocco di classe all’originalità dell’epoca. Vi erano in ordine cronologico: La vicenda dei tetti delle case che sapevano tutto di tutti, le famose pet-tegole; la commedia del tizio che si pestò un dito nel piantare un quadro. Siccome la moglie stava cucinando il minestrone, pensò bene di infilare il dito sofferente nel passato di verdura. Così, disse il tizio, oltre al minestrone sarebbe “passato” anche il dolore.
Infine vi era la recita dei sette colli di Roma. I colli dovevano parlare tra di loro sostenendo un…Collo-quio.
Tra le risate e le approvazioni del pubblico, non poteva mancare il colpo di scena. Parve così all’improvviso di scorgere tra il pubblico dei simpatici anatroccoli.
Ebbene si, proprio i nipotini tanto amati di Paperino. Pinocchio era un grande ammiratore di Paperino, decise così su due piedi (Anche perché ne aveva solo due) di avvicinare i paperetti e scambiare due parole.
PINOCCHIO: Ciao cari nipotini del mio amato Paperino. Come va?
QUI: Stavamo seguendo lo spettacolo e finalmente siamo riusciti a raggiungerlo. Ma tu chi sei?
PINOCCHIO: Mi chiamo Pinocchio e volevo scambiare due parole con voi.
QUO: Noi non possiamo fare quello che tu chiedi. Se scambiassimo due parole con te, dovremmo poi sostituirle con dei sinonimi. Come tu sai noi non siamo molto bravi in italiano.
PINOCCHIO: Come sta vostro zio?
QUA: Per la verità, io e Qui andiamo a trovarlo raramente ed in casi eccezionali; mentre Quo va a trovarlo ogni giorno. Infatti lui è un…quo-tidiano.
Forse sarà meglio andare a scuola, pensò Pinocchio. Ma il teatro dei burattini sembrava possedere un fascino così speciale che valeva la pena di restare.