Anche il pin’occhio vuole la sua parte – Capitolo 2 di 37
CAPITOLO 2
Geppetto pensò di farsi un burattino di legno,
anche perché se lo avesse fatto di burro sarebbe stato un “burrattino”
In quel mentre fu bussato alla porta.
-Posso entrare?- -Passate pure- disse il falegname, -Stavo giusto facendo il passato e si sa, qui nulla è sorpassato, tanto meno che ancora nessuno era passato. Quindi se per caso siete di passaggio, non avete che da spassarvela anche voi-
Allora entrò in bottega un vecchietto sui trent’anni che rispondeva al nome di “Gep”. Portava in testa una parrucca gialla che pareva una polenta; nel senso che era un po’ lenta e quando se la doveva togliere c’impiegava due ore. Gep era molto permaloso, guai a deriderlo per via dei suoi capelli! Diventava subito una bestia rara e non c’era verso di calmarlo. Infatti erano tanti quelli che provavano ad imitare “versi” di animali quando si arrabbiava, ma il tutto risultava una perdita di tempo.
-Sono venuto qua da voi con la mia cavalla.- Disse Gep a mostro ciliegia. –Già, certamente, caro Gep, la cavalla non inquina? –No, infatti…equina- Rispose Gep.
-Sa, mi è piovuta un’idea nel cervello- Disse Gep a mostro ciliegia- E…Non avevate l’ombrello?- replicò ciliegia; -No, avevo il cappuccio- rispose Gep. -Ma va?! Con tanto latte?- -Ma voi cercate sempre il pelo nell’uovo- ribatté di nuovo mastro Gep- -E no, eh! Che lo si sappia in giro che le mie galline sono tutte depilate!
-Ma dica un po’, caro mostro ciliegia, non eravate stato in ricovero per via delle coliche renali?-
-Eh si, purtroppo si…-
-E che non ve lo avevo detto di non esagerare con i liquori- Esclamò mastro Gep.
-Mi dispiace per voi, caro Gep, ma per mia fortuna io non bevo. Infatti le mie erano “anal-coliche”.
-Neanche il vino?- Disse mastro Gep. –Beh, si segga e beva un sorso di vino in mia compagnia- Rispose mostro ciliegia. Ma nel bere il primo sorso accadde qualcosa… -Ehi! Ma…ma qui nella bottiglia c’è un nano!- esclamò Gep. -Ora capisco perché il vino sapeva di tappo…- Rispose mostro ciliegio.
E mentre i due amici si sbizzarrivano nelle chiacchiere e nei pettegolezzi, Gep incuriosito domandò a Mostro ciliegia: -Ma voi, caro Mostro, cosa facevate prima di diventare falegname?- -Beh,- Esclamò Ciliegia. –Ho dovuto fare la gavetta per trent’anni, come si suole dire.- -Perbacco, quindi niente carriera o promozioni!- Rispose Gep. –Ma no. Cosa ha capito? Lavoravo in una fabbrica di articoli militari…-
-Bando alle ciance, quale sarebbe l’idea che mi avevate accennato?- Chiese mostro ciliegia. –Chi, io? No, non ho ancora cenato e lei?- -Come fa a sapere una cosa del genere.- Rispose mostro ciliegia. –Proprio oggi c’è nato un bel bambino, ho avuto un nipotino. Solo che la mamma, dalla grossa emozione avuta, ha perso il senno. –Ma va?- rispose Gep. –E come fa adesso ad allattare il bambino?-
-Comunque, io stavo parlando del burattino di legno- Riprese mastro Gep.-E sono venuto a trovarla per chiederle se avevate del legno da prestarmi-
-Ma ci sono qua io…- rispose la solita vocina nel tronco. Nell’udire il suono che proveniva dal tronco di pino, a mastro Gep venne un colpo di paura. -Oddio l’aranciata che ansima, il “fantasma”!- Sbiancò in viso, la parrucca irrigidì; e nel chinarsi a capofitto, emise, se pur in silenziose spoglie, un botto di spavento dall’odor poco gradevole. E da qui trovò origine il nome tanto amato e conosciuto: GEP-PETTO.
Ripresosi dal trauma, Geppetto prese con se il suo bravo pezzo di legno. Ringraziato mostro ciliegia se ne tornò a casa.