Anche il pin’occhio vuole la sua parte – Capitolo 3 di 37
CAPITOLO 3
Quando pinocchio aveva la febbre,
diventava rigido e freddo come un pezzo di legno.
La casa di Geppetto non era molto grande; sessanta metri “quadri” e neanche un “dipinto”… Oltre tutto, non erano costati molto, infatti i metri quadri erano privi di cornice… Il bagno era fuori perché in casa era in “eccesso”.
I mobili non c’erano perché essendo mobili se n’erano andati. La finestra era rotta perché, una volta, Geppetto non volle mangiare la minestra e così si buttò da essa.
Mastro Geppetto aveva una cagnetta di nome Tina, alla quale aveva insegnato a badare al vino e allo stesso tempo a mantenerlo al fresco. Infatti essa era una can-tina. Il falegname viveva in un paese tartassato dalle tasse, infatti non potevano suonargli alla porta che subito interveniva la SIAE, facendogli pagare i diritti d’autore. A Geppetto piaceva il pollo, soprattutto il geppetto di pollo.
Egli amava leggere libri di storia antica: in particolare l’impero degli Ottomani, i famosi uomini piovra.
La cancellata esterna della casa non c’era, era stata infatti “cancellata” dal tempo.
Non vi era nulla di comodo nella casa di Geppetto, tranne i “comodini”…Il vaso da notte era scappato, era e-vaso. In compenso l’ospitalità era buona e gli ospiti si contavano a mille: scarafaggi e scarapini, vedove nere e ragni sposini, topi ballerini. Vivevano anche degli insetti, le ca-vallette, lavoravano in TV come aiuto presentatore; e poi gli insetti più costosi, gli acari. Poi viveva il dromedario e Paolo, un dinosauro di gemelli siamesi; per non parlare dei ricci e poveri, anche loro teneri animaletti. Oppure un simpatico serpente che si divertiva ad andare in bicicletta; si vantava perché riusciva ad andare in bici…senza mani. Insomma nella casa di Geppetto si dividevano lo spazio parecchie creature… C’era la marmotta, cugina prima della colomba motta; il cas-toro, un po’ roditore un po’ cornuto; il ghiro, il quale era appena tornato da una viva partecipazione al “fantaghirò”; l’oca di mare, la F’oca; l’animale sempre in giro, la giraffa…Ed infine la donnola e l’uomolo.
Nella casa di geppetto viveva anche un ermellino. Esso correva ininterrottamente intorno ad un vecchio mappamondo, quando finiva il giro si vantava di essere lui l’animale più veloce del “mondo”.
Appena entrato in casa, Geppetto prese subito gli arnesi e si pose a intagliare e a fabbricare il suo burattino. –Che nome gli metterò?- Pensò fra sé e sé. –Lo voglio chiamar Pierpietro… Uhmm, non credo che sia un granché. Lo chiamerò Carlolimpio… Ma, forse è troppo moderno. Beh, vorrà dire che lo chiamerò Gustavoaristidealdino… No, no è troppo semplice e scontato. Va beh, mi sa che mi toccherà chiamarlo Pinocchio.
Quando ebbe trovato il nome al suo burattino cominciò a lavorare d’impegno. Per prima cosa gli fece i capelli, poi la fronte ed infine, poiché non poteva fare altrimenti, gli fece un mento.
Finito il lavoro della testa, Geppetto si accorse che mancavano gli occhi, ma ne fece uno solo; in fondo il burattino si chiamava appunto Pin’occhio. Fatto l’occhio, si meravigliò, esso lo guardava fisso fisso.
Dopo l’occhio gli fece il naso; ma il naso appena fatto, cominciò a crescere, allora Geppetto pensò: -Mamma mia, questo burattino mi farà spendere una fortuna in fazzoletti!-
Poi gli fabbricò i reni, così fece Romolo e reno. Ad un tratto pensò che era ora di fare della musica per rompere la monotonia, così creò l’avambraccio ed in particolare il “radio”.
Quando fu il momento di creare i piedi, accadde qualcosa di insolito… -Babbino, oh babbino caro- Disse Pinocchio. –Guarda qui che cosa mi intralcia nel camminare! Sotto al piede mi cresce e mi duole una quercia spaventosa.- -Non ti preoccupare.- lo rincuorò Geppetto. –Non è altro che “la pianta” del piede…- Ma poi Pinocchio brontolò ancora: -Uffah babbino, guarda che mento brutto e deforme che m’hai fatto!
Geppetto lo guardò e rispose: -Mi dispiace, Pinocchio, ma purtroppo non potevo fare…Altri-menti.-
Il falegname riprese il suo lavoro. Di li a poco si udiva lo schioccare di labbra innocenti. Provenivano dal ventre, dal “bacino” di Pinocchio. Dopo la bocca, gli fece il collo, le spalle e le mani. Ad un tratto si sentì un urlo di paura –Babbo, babbino aiutami per favore, ho paura del buio!- Disse Pinocchio. –Oh! Povero figliolo mio mi so scordato di farti il fegato…-
E fu così che a poco a poco il burattino prendeva forma e colore. L’unica cosa che preoccupava il povero Geppetto, era il fatto che Pinocchio era troppo pignolo; aveva il “chiodo fisso” in ogni cosa.
Quando Pinocchio imparò a camminare, la prima cosa che fece fu quella di scappare da casa. Infilò la porta di casa e saltò nella strada. La cosa pazzesca era il fatto che Geppetto perse tempo a togliere la porta da dove Pinocchio l’aveva infilata, così non riuscì a corrergli dietro.
E mentre Pinocchio correva, sbatteva i piedi come fossero nacchere, alchè la gente in strada danzava festosa come in un ballo spagnolo. Mentre correva, Pinocchio faceva strani incontri.
Da lontano vide una quercia innamorata intenta a cortecciare un abete.
Intanto Geppetto urlava alla folla –Prendetelo per favore, devo ancora lucidarlo con “Legno vivo”-. Ma Pinocchio non ne voleva sapere di fermarsi…
E fu così che Il nostro burattino continuò a fare incontri bizzarri. Un grasso operaio della FIAT si lamentava col suo dottore della mutua, il medico gli aveva detto che per dimagrire gli occorreva fare moto…-Non è possibile!- Rispose l’operaio. –Ma come, per otto ore consecutive faccio automobili, arrivo a casa stanco e stressato e devo pure mettermi a fare “moto”?…-
Intanto Pinocchio correva a più non posso, fino a quando, verso sera e dopo mille peripezie e peripenipoti, ecco che finalmente Geppetto avvistò due carabinieri. Uno di essi portava al ventre una vistosa fasciatura, l’altro era alla guida di un’auto la quale, volutamente, colpiva a più non posso il collega facendolo barcollare al suolo. Geppetto si meravigliò del fatto e chiese innocentemente ai carabinieri: -Scusate, ma posso sapere perché lei continua a urtare con l’auto sul ventre del suo collega?- -Beh, deve sapere che l’appuntato “Spillo” si è ferito in servizio, così il dottore mi ha raccomandato ogni tanto di “tamponare” la ferita.-
Finite le dovute spiegazioni, Geppetto poté finalmente riabbracciare il suo burattino, era stato fermato da un’altra coppia di carabinieri che lo scambiarono per un mani-chino nonostante fosse in posizione eretta.
Dopo averlo riavuto, Geppetto rimproverò Pinocchio e gli tirò le orecchie. Il problema fu che Geppetto, per tirare le orecchie a Pinocchio, ne rimase senza.