Che cos’è davvero il Web 2.0
Molti mi chiedono “cos’è questo Web 2.0?” – E questa è, in effetti, una domanda assolutamente lecita. Ultimamente moltissimi avranno sentito nominare spesso questo termine, “web 2.0”. Un po’ come se davvero internet fosse stato inventato una seconda volta.
È però assolutamente sbagliato pensare che si tratti unicamente di una “rivoluzione” prettamente tecnica (ad esempio molti considerano il web 2.0 come l’affermarsi di siti dinamici, con interazioni asincrone come AJAX e similari), dato che è, innanzitutto, una rivoluzione culturale.
Facciamo un passo indietro, a quando internet era ancora agli albori: notiamo che, dopotutto, la si poteva inquadrare in tutto meno che una rete fatta per socializzare, per offrire una sorta di ubiquità virtuale, un “secondo mondo” insomma. Era invece nient’altro che un sistema di trasmissione dati, fatto per scopi inizialmente militari, e in secondo luogo di ricerca e scientifici. Ma comunque cose relegate a una ristretta cerchia di individui, di certo non si sarebbe pensato che chiunque potesse avere un accesso ad internet.
Inoltre c’è da fare una piccola precisazione a riguardo dei termini: internet è in generale l’intera ragnatela mondiale che ci connette gli uni agli altri, dove ogni nodo è come se fosse una piccola parte di un immenso “cervello globale”. Il web propriamente detto è una cosa che invece si è sviluppata dopo; e la si può intendere come appunto una sotto-rete di internet, quella a scopo sociale e di lavoro che vediamo oggi.
Naturalmente questa distinzione può essere fatta solo per fini storici, sarebbe sbagliato prenderla come una divisione assoluta e prettamente tecnica, dato che non vi può essere una netta distinzione tra “web” e “internet”, è più che altro un idea concettuale.
Continuando il precendete discorso, si vede come invece oggi internet è un qualcosa di estremamente importante nella vita di tutti i giorni, e da “oggetto d’elitè” è diventato quasi un bene di prima necessità.
È come se fosse una connessione esterna del nostro cervello, capace di interconnettersi con svariate altre persone, contemporaneamente e in modo pressoché instantaneo; e offre, oltre a una mera connessione diretta bidirezionale, anche un supporto superiore, capace di preservare le informazioni che vi si immettono: ad oggi si ha accesso a una moltitudine di informazioni eccezionale, una quantità di articoli, filmati, suoni sterminata.
Arrivamo però al punto focale della questione: chi immette tutte queste informazioni? E come viene sfruttato il “collegamento virtuale”?
Prendiamo come esempio un altra cosa che tutti conosceranno e che ultimamente sta prendendo piede come non mai: i blog. Un blog è come se fosse una personale testata giornalistica, dove chiunque può scrivere ciò che vuole e renderlo disponibile al mondo, in modo estramamente semplice e immediato.
E non solo, come dicevo in un mio precedente articolo, l’ipertesto è uno strumento estremamente potente, dato che oltre a separare la forma dal contenuto, permette di creare collegamenti tra testi diversi in modo rapidissimo. Su un enciclopedia cartacea per vedere un filmato ci sarebbe la nota a fondo pagina con scritto “apri l’archivio X e prendi la videocassetta Y al minuto Z”. In un ipertesto, basterebbe schiaccare il tasto play nel box filmato integrato nel testo.
Il tutto ovviamente non si ferma a questo. I sistemi di social-networking, che sono secondo me l’apice massimo del "web 2.0", sono quelli che davvero mettono assieme tutti gli elementi di cui si è discusso: stare in contatto con persone, indifferentemente se per motivi di lavoro, amicizia o altro; poter avere uno spazio dove pubblicare contenuti come foto, video e testi, e avere come uno strumento con cui segnalare la propria presenza su internet.
In definitiva c’è da dire che non si può distinguere nettamente tra il web “1.0” e il web 2.0. Anche qui, in fin dei conti, si tratta di una distinzione molto limitativa. Non è che internet di punto in bianco si è stravolto ed è cambiato completamente, più che altro comincia a cambiare la mentalità degli internauti “medi”, che da semplici fruitori di informazioni, diventano creatori, quelli che davvero aiutano internet a crescere. E anche qui, il termine “amatoriale” acquista un nuovo senso; ad esempio, un utente qualunque può creare una videoguida a qualcosa di cui è esperto, o ad esempio un cantautore può pubblicare i suoi brani via internet, in modo completamente indipendente e senza dover necessariamente avere una casa discografica e un contratto alle sue spalle.
Rivoluzione quindi non tanto nella tecnologia, quanto nell’uso che se ne fa.
Trovo che tutto ciò è decisamente un passo importantissimo nello sviluppo stesso della civiltà umana, e che sebbene esista internet da pochissimi anni, sta facendo passi più veloci di qualsiasi altra tecnologia nella storia. Wikipedia è ad oggi l’enciclopedia libera e gratuita, accessibile a chiunque, più grande al mondo.
Immaginate se davvero i progetti come Google Books (ex-Google Prints) arrivassero a completare la loro missione: far si che ogni singolo libro prodotto, possa rinascere diventando un ipertesto consultabile liberamente via internet, senza la necessità di stampa e di ricerca manuale.
E c’è ancora molto, moltissimo, da vedere… Chissà quante sorprese ci riserva internet…
In questo articolo naturalmente ho voluto solo dare una panoramica generale, senza soffermarmi su aspetti secondari come etica, problemi sul diritto d’autore, qualità delle informazioni, etc.; ma quelle, sono cose che vengono dopo. È il mondo ad adattarsi ad internet, non il contrario.
Vi lascio con un link a un filmato di una presentazione, fatta davvero bene, che spiega nel modo più semplice possibile cos’è il web 2.0 e perché cambierà il nostro modo di vivere, in senso assolutamente generale. (il video è in inglese, ma è davvero semplice da comprendere anche per i non-anglofoni)
Filmato: Web 2.0 – La rivoluzione sociale di internet – Michael Wesch, professore di Antropologia Culturale