Claude Monet e la comprensione della pluralità del reale
Ciò che l'arte di Monet determina come elemento di svolta rispetto al passato è la comprensione che il soggetto dell'opera d'arte viene rappresentato non attraverso la forma e il colore, non tende a rappresentare una realtà immutabile, ma invece rappresenta uno dei tanti modi con cui può essere visto. Quando i grandi romantici del '900 rappresentavano i paesaggi del nord Europa pensavano di cogliere l'identità del paesaggio, della natura.
Monet invece non vuole rappresentare una realtà permanente, immutabile. Questo è dovuto al fatto che Monet è il primo pittore che costruisce la sua arte all'aperto, vive minuto dopo minuto il continuo modificarsi delle cose davanti a se.
Non è per lui il soggetto che viene rappresentato, ma è il risultato dell'opera. È l'opera in sé che è importante.
Monet è il primo che concepisce, svolge e completa la sua opera all'aperto, quando prima invece di concepiva solo l'opera e poi la si terminava negli studi pittorici.
Monet predilige due scenari: la città, gli edifici, e i paesaggi lungo la Senna. Si interessa in particolare per gli oggetti, e per la natura (il paesaggio, l'uomo). Comunque, difficilmente si concentrerà sull'individuo, ma per lo più sul paesaggio urbano, la natura e infine le piante acquatiche.
Da giovane parte con un interesse specifico per la città, il luogo della modernità, è una realtà in cui le immagini delle cose si modificano con molta rapidità.
I primi dipinti sono di stazioni, di edifici, di zone urbane. Non c'è, però, per Monet il riferimento alla scuola classica. Si passa infatti tra stili molto diversi. Anche per Monet vi è il rifiuto della prospettiva, e la profondità è data solo dal colore.
L'immagine vuole essere per l'osservatore un opera aperta, non deve essere un qualcosa di netto e definito.
L'osservatore può immaginare molte cose che non si vedono. In mezzo a tutto ciò, però, vi sono elementi netti che catturano subito l'attenzione dell'osservatore, come il sole nel "Soleil levant".
Il vero protagonista, è, in verità, la stessa luce che si diffonde e si riflette nel quadro. Però, solo la luce di quel preciso momento, che poi tra poche ore cambierà completamente. È il fattore fondamentale. Oltre a ciò, un'altra particolarità è la pennellata di Monet, che è secca, rapida. Questo dà all'opera di Monet un carattere di controllata casualità, che vuole restituire naturalità alla luce.
Altra particolarità, il nero viene progressivamente escluso dalle opere di Monet, poiché il nero è quello che definisce i contorni.
Si caratterizza anche per un altro aspetto: essendo interessato al cambiamento delle cose, Monet è l'artista dei cicli, capace di dipingere lo stesso oggetto più volte, e in momenti e modi diversi. Ad esempio con il sole, con l'oscurità, con la nebbia, d'estate, d'inverno, etc. La cattedrale di Roven, ad esempio, viene dipinta in 50 tele diverse.
Il ciclo più importante di Monet è il ciclo delle ninfee. Il suo interesse per il paesaggio acquatico dipende dal fatto che si fa costruire un suo studio mobile di pittura su una barca sulla Senna. A volte ospita altri pittori impressionisti, e uno dei più frequenti è Renoir, e a volte dipingono insieme due tele con lo stesso paesaggio.
Monet poi comprerà una tenuta sul lungosenna. Andando avanti negli anni Monet diventerà interessato alle piante acquatiche. Le quali sono molto influenzate dalla luce, dall'acqua e dai riflessi. Arriva al punto da deviare il corso della Senna sulla sua proprietà, per far entrare l'acqua e lo organizza in modo che nascano degli stagni d'acqua dove coltiva le ninfee.
Monet e la ricerca dell'astrazione cromatica
Il ciclo delle ninfee
Il ciclo delle ninfee si può distinguere in 4 fasi differenti. Attorno a questo soggetto, della pianta acquatica Monet realizza in condizioni sempre diverse circa 80 tele.
Tali quadri, di dimensioni e composizione pittorica differente, costituiscono una vera e propria ricerca sul tema del colore, arrivando ad astrarsi completamente dalla forma. Le opere che sono arrivate a noi sono poche, dato che in un momento della sua vita Monet arriva a distruggere parte delle sue tele che non gli piacevano particolarmente.
Ci son rimaste, quindi, queste circa 80 tele.
Monet per tutta la prima parte del suo periodo porta avanti una ricerca di "smaterializzare" la forma, per far prevalere il colore sull'aspetto grafico.
Ad esempio, nei primi dipinti di stazioni ci sono ancora alcuni richiami alla tradizione, che progressivamente Monet abbandonerà negli anni. Infatti, come detto, Monet non è interessato al disegno, elimina il nero dalla sua tavolozza. Andando avanti, però, arriva a concentrarsi sempre di più nel particolare, nel dettaglio, nel rappresentare le piccole piante acquatiche, nota che ogni piccolo dettaglio modifica il loro aspetto, il loro riflesso nell'acqua.
Capisce che la completezza e la perfezione di un quadro sta proprio nel dettaglio, senza dover lasciare nulla al caso.
Il ciclo comincia quando Monet è più avanti negli anni, quando non riesce più a stare molto tempo fuori sulla sua barca.
La prima fase è quella più semplice apparentemente, che poi preparerà tutto il resto. Qui dipinge ninfee sull'acqua. Il ciclo è detto "ciclo delle ninfee bianche". Riduce la tavolozza a tre colori: il blu dell'acqua, il bianco dei fiori, e il verde delle piante.
È tutto un esperimento alla ricerca delle tonalità dello stesso colore. Dopo, entra nella seconda fase. Compra un pezzo di terra con un piccolo ponte di legno, e fa un laghetto sotto tale ponte, in modo che possa osservarlo da lì.
Questa seconda fase si rappresenta ancora per un certo realismo, si capisce ancora la linea dell'orizzonte, si nota che, quando dipinge il ponte, è trattato a livello cromatico allo stesso modo dei fiori, e il resto dell'opera.
Il terzo ciclo è quello decisivo per capire il carattere della sua ricerca. Scompare la demarcazione della linea dell'orizzonte. Dipinge quindi una sorta di zoomate di fiori in tonalità e posizioni diverse.
L'ultima fase della vita di Monet è quella più difficile, dopo la perdita della moglie, finché Monet non si imbatte addirittura nella malattia, comincia a vedere le cose sfocate, e soffre di una forma d'artrite, che fa sì che non può più stare con il pennello in mano per ore ed ore. Monet non può più dipingere all'aria aperta. Monet reagisce a tutto ciò facendosi costruire un enorme serra, con enormi tele alle pareti.
Per "risolvere" il problema dell'artrite si fa legare i pennelli alle dita.
Comincia così la quarta fase, con tele enormi, la forma ormai non esiste più, il soggetto è intuitivo, da immaginare. Tutto è basato sul colore, è un caleidoscopio di colori. Monet anticipa con queste tele l'arte astratta. Monet è colui che slega l'arte dal principio classico, e che fa dei sensi l'elemento centrale.