Espressionismo francese
Possiamo coniugare due differenti filoni del'espressionismo. Quello tedesco è intriso di una maggiore complessità di pensiero, più attento ad un osservazione peculiare delle caratteristiche sociali e politiche, con una riflessione spesso critica e sferzante. Invece l'espressionismo francese è molto meno impegnato dal punto di vista della riflessione critica all'interno della società e invece ha una sua peculiarità squisitamente disciplinare e artistica.
C'è da dire innanzitutto che l'espressionismo non fa altro, dal punto di vista formale e cromatico, che accentuare, deformare, delle caratteristiche formali e cromatiche di ciò che rappresenta, al fine di esaltare il carattere di queste cose per porre l'accento su determinati particolari.
Tutto ciò proprio al fine di far esprimere all'artista ciò che sono le sue pulsioni interiori, soggettive.
L'espressionismo francese si caratterizza da un movimento organizzato, il movimento dei Fauves, che ha dato la possibilità a diversi artisti di affermarsi. Uno dei più importanti è Matisse, che andrà poi ben oltre al movimento in sé. Anche altri artisti, come Valminck e Derain cominciano all'interno del movimento dei Fauves, per poi andare oltre.
Fauves significa "belve". Questo perché lo spettro cromatico dei Fauves è estremamente accentuato ed esaltato, i colori venivano usano con "violenza", usando colori lontani da una concezione realistica del colore stesso. Il colore dei Fuaves è assolutamente libero da qualsiasi elemento chiaroscurare, qualsiasi commistione tra toni differenti, e allo stesso tempo è un colore sempre estremamente deciso e pieno. È un colore "matto", un colore che non cerca il riflesso. Si può dire da questo punto di vista che i Fauves si pongono in completa antitesi rispetto al movimento impressionista, i quali usavano si il colore puro ma inseguivano il riflesso e il riverbero della luce, per la cultura espressionista invece il colore è liberato da qualsiasi funzione rappresentativa di qualos'altro (come era la luce per gli impressionisti), ma il colore assume piena autonomia.
Gli impressionisti infatti usano il colore in ogni caso per restituire sulla tela aspetti che riguardano la natura, come la luce, i riflessi dell'acqua, del cielo, etc. Quindi comunque piegano il colore alla rappresentazione di qualcosa che è esterno all'opera d'arte, di qualcosa che bisogna rappresentare.
Partono quindi comunque da qualcosa di esterno che poi va rappresentato. Invece, gli espressionisti che vogliono esprimere qualcosa da dentro di sé, il colore ha una sua assoluta autonomia, poiché non deve rappresentare niente di reale, non ha bisogno di essere sfumato, di inseguire il riverbero. Non deve rappresentare ciò che è esterno all'artista ma deve esprimere ciò che l'artista sente. Da questo punto di vista i temi e i soggetti dell'espressionismo francese sono i più vari, e spesso sono dei pretesti per rappresentare le pulsioni interiori dell'artista.
Ad esempio ne il "paesaggio con alberi rossi" di De Vlaminck si notano tali caratteristiche: l'immagine è costituita solo da diversi piani di colore che si susseguono l'uno dopo l'altro. Non c'è una costruzione prospettica, i contorni sono ben definiti, il colore è molto compatto e definisce i differenti elementi del quadro ma senza nessun intento realistico. In De Vlaminck resta comunque un minimo di realismo, come il verde per l'erba, il rossiccio dei tronchi. Ciò però è solo un riferimento cromatico, infatti il disegno cromatico non indulge in nessuna rappresentazione oggettiva e realistica.
Molto più chiaro il discorso invece con l'opera "donna in camicia" di Derain. Questa è la quintessenza del ritratto espressionistico. Si nota questa donna che è rappresentata con un intento ben preciso, quello di esaltare la disomogeneità della forma, la mancanza di simmetria della sua posizione, l'espressività dello sguardo. Alla fine l'immagine di questa donna esprime l'idea della spigolosità del carattere, ci troviamo in una condizione umana che nulla ha a che fare con l'idea della serenità. Ciò che vuole esprimere Derein attraverso quest'immagine è l'idea dell'inquietudine, della precarietà. Tutto, quindi, è rappresentato con queste finalità. Innanzitutto, si vede che questa donna è rappresentata in un modo tale da bandire tutte le regole di rappresentazione del ritratto femminile. C'era infatti l'ideale dell'armonia, che era rappresentatrice della bellezza. Il ritratto di Derein è invece disarmonico, è spigoloso. Ad esempio il braccio e la mano, che sono deformati, sproporzionati. Le gambe sono intrecciate, il gomito poggia sul secondo braccio che vede la mano cadere sempre con una configurazione deformata dal punto di vista dimensionale, così come sproporzionato è il viso, che è troppo grande rispetto all'esilità delle gambe.
Questa sensazione di disarmonia e di precarietà viene accentuata dall'assoluta improbabilità del tono cromatico con cui le varie parti del corpo di questa donna vengono sottolineate. In particolare, ad esempi, i capelli rossi e le calze blu. Lo stesso sfondo della stanza dove è rappresentata la donna non ha alcuna funzione di profondità, né tantomeno c'è il chiaroscuro. Si ritorna quasi alla rappresentazione del ritratto medievale, dove il ritratto non viene inserito in un contesto naturalistico, ma davanti ad uno sfondo compatto, quasi monocromatico, che rimanda a una realtà non ben definita.
Anche i caratteri somatici sono accentuati ed esaltati, come la bocca rossa, il naso che è quasi una linea retta leggermente posta in diagonale, gli occhi leggermente spostati rispetto a una giusta linea prospettica.
Non ci sono riferimenti centrali all'interno dell'opera, tutto ciò che viene rappresentato è incentrato su linee diagonali, linee che sfuggono al dominio della tela, che portano l'osservatore a guardare in dimensioni che sembrano uscire dalle dimensioni del quadro. Ad esempio lo sguardo della donna tutto proteso verso la sua destra, le braccia della donna si intrecciano tra di loro come se due diagonali si incontrassero, e lo stesso discorso vale per le gambe.
Attraverso quest'immagine Derein inaugura la tendenza dell'arte dell'espressionismo a rappresentare attraverso il segno grafico e attraverso l'accentuazione delle caratteristiche cromatiche, il senso della precarietà. L'arte dell'espressionismo ha una sua importanza notevole nell'evoluzione della storia dell'arte perché per la prima volta esprime un idea della vita e dell'esistenza che l'artista non ha la pretesa di dominare, di rappresentare in una maniera esaustiva e per questo rassicurante.
Ad esempio con Munch ancora si è all'interno di una condizione ben individuata dello stato d'animo. Al contrario quella di Derein sfugge a se stessa, esprime una condizione umana non definibile, da questo punto di vista assolutamente inquieta. Il tema dell'inquietudine e della precarietà è il vero tema dell'arte di Derein, che riesce ad esprimere in maniera molto significativa attraverso questo ritratto.
È colui che più si avvicina all'espressionismo tedesco.
Matisse
L'arte di Matisse coglie un carattere distintivo del suo tempo, che è quello che la società più aperta, intrecciata, che offre molte più opportunità, che volge inevitabilmente verso il multiculturalismo, è però una società che proprio nella sua estrema ed articolata complessità, offrendo molte più occasioni di riflessione, pone l'uomo di fronte ad interrogativi, di fronte ad una dimensione esistenziale molto più complicata, e quindi acuisce enormemente il senso di incertezza e precarietà nelle relazioni umane e nelle individuazioni di valori certi perché condivisi.
Questo carattere che rappresenta la sofferenza esistenziale dell'uomo moderno vede in Matisse il capovolgimento di questi valori. Per Matisse l'uomo ha un grande dono, la vita, che è bella, è ricca, ed ha una sua estrinseca preziosità. Il compito di Matisse è quello di esprimere l'intensità, la vivacità, la bellezza delle passioni della vita. A differenza di Munch, a differenza di Ensor, e di Klimt, l'arte di Matisse vuole regalare delle certezze, non esprimere inquietudine, vuole essere elemento in grado di sottolineare le enormi potenzialità di fronte alle quali l'uomo moderno si trova e che non è più in grado di riconoscere e di cogliere.
L'arte diventa, nella sua autonomia, un rifugio necessario, il luogo della bellezza, quella bellezza che non si è più in grado di riconoscere all'interno della vita sociale. Tuttavia, messa in questi termini, si dovrebbe dire che l'arte di Matisse ha un carattere puramente consolatorio. In realtà non è così, in quanto il riferimento di Matisse è quello di Gauguin, ma depurato della caratteristica della "fuga" dalla civiltà moderna. I rapporti così si capovolgono, l'arte di Matisse non è mero rifugio e consolazione, è invece monito. Attraverso un accezione positiva è elemento di critica e riflessione. È una proposta.
Dal punto di vista squisitamente artistico e pittorico, c'è da dire che Matisse come la stragrande maggioranza dei pittori francesi moderni ha come punto di riferimento l'impressionismo, il fatto che il colore è protagonista delle sue immagini, dei suoi quadri. Tutto il percorso di Matisse ha come linea di condotta la grande perentorietà cromatica attraverso l'uso pressoché esclusivo dei colori primari e secondari, ed una progressiva semplificazione che diventa quasi pura istintività del disegno. Questa progressiva semplificazione che si accompagna poi ad una progressiva riduzione delle varianti cromatiche, Matisse è considerato uno dei precursori dell'arte astratta, e riferimento imprescindibile per l'arte americana del '900.
Matisse parte ovviamente dai Fauves, fin dagli inizi, però, confrontando il quadro "donna con il cappello", con il quadro "donna in camicia" di Derein; in Matisse sebbene ci sia l'uso del colore violento ed accentuato, però, c'è una tendenza al decorativismo, e quindi a fare del colore il protagonista assoluto di una forma all'inizio ancora abbastanza articolata, molto più accentuata.
Matisse struttura, a differenza di Derein, l'immagine molto più bloccata al centro della tela. Questo ritratto, però, lo si può scomporre in tre immagini che comunque costituiscono a loro modo tre entità autonome: il cappello, il volto, il vestito. Fortemente individuate, ma fortemente articolate. L'immagine del cappello ad esempio diventa una sorta di natura morta fatta di linee sinuose e colori accentuati.
Un altro carattere distintivo di Matisse è che l'estrema semplicità del tratto grafico che diventa sempre più scarno non rinuncia mai alla sinuosità della linea, non ci sono spigolature come in Cezanne.
"Donna con la linea verde" porta già ad una prima notevole semplificazione del ritratto della Donna con il cappello. I tratti somatici via via si induriscono, c'è uno sfondo compatto, gli stessi capelli sono compatti, il vestito è rosso, e il volto è attraversato da una linea verde che parte dalla fronte per arrivare al collo. Con quest'immagine siamo in pieno periodo Fauves.
"Lusso, calma e voluttà" è un opera giovanile di Matisse, molto significativa per la sua arte. Questa immagine si costruisce attraverso il colore puro, colori primari giallo rosso e blu, e colori secondari verde arancio e viola. Non ci sono altri colori, e la tecnica è quella dei puntinisti. Ancor prima degli impressionisti il suo riferimento sono i puntinisti. Il colore però non è un elemento di indagine scientifica, non c'è un processo di scomposizione cromatica come per i puntinisti, ma invece per Matisse il colore usato in senso assolutamente anti-naturalistico, ha una valenza puramente espressiva. Vuole solamente comunicare il senso della vita che sta nella sua rigogliosa ricchezza. E questa ricchezza è esplicitazione di bellezza e quindi di felicità. Tutto ciò che l'uomo cerca deve solo cercarlo, basta saperselo godere. È l'arte che si assume il compito e il ruolo di mostrare questa verità.
Si arriva quindi all'opera più matura di Matisse, "La gioia di vivere". Questa è l'immagine che mostra l'arte compiuta di Matisse. Questo quadro rappresenta un bosco, la natura. Tutto è estremamente semplificato, con gli spazi che sono riempiti in maniera uniforme dal colore. Quest'opera si struttura attraverso diverse citazioni ad artisti moderni. È un opera che si interessa alla modernità e va verso il futuro.
Al centro due donne si abbandonano alla bellezza della natura, stese su un prato, una di spalle, mentre l'altra in maniera semplificata mostra le sue forme sinuose. È una citazione di Manet, di "colazione sull'erba". Le donne alla destra del quadro, invece, è una chiara citazione delle bagnanti di Cezanne, con sullo sfondo l'immagine che si apre al mare.
Guardando attentamente l'immagine, al centro, si colgono le forme di altre persone che accennano ad una danza gioiosa. Questo disegno anticipa un quadro molto importante che Matisse realizzerà negli anni seguenti: "La danza". Si nota che l'immagine al centro del "la gioia di vivere" è praticamente un disegno preparatorio de "La danza".
Lo stesso Picasso rende omaggio a Matisse realizzando in Francia un quadro che pur mantenendo intatte tutte le caratteristiche dell'arte di Picasso, si intitolerà, in segno di omaggio, proprio "La gioia di vivere".
"La danza" è un immagine che Matisse realizza dopo aver letto un opera letteraria molto importante, di uno dei filosofi che hanno avuto maggior influenza nella storia del pensiero moderno, che è Nietzsche. Matisse legge "nascita della tragedia greca", e dopo aver letto quest'opera realizza due opere molto importanti, "La musica" e "La danza". Nietzsche quando parla della tragedia greca ne fa un analisi compiuta e lucida, come nessun pensatore moderno era riuscito a fare. Ne coglie un carattere peculiare, nel suo essere forma d'arte modernissima, capace di intrecciare diverse forme d'arte, come la musica, la recitazione, il canto, la danza, etc.
La tragedia greca ha una parte che segue un canovaccio, costruita in maniera razionale, e una parte che invece varia, che si fa influenzare dalla differente personalità dei protagonisti che di volta in volta recitano la tragedia, dal pubblico, dal luogo, etc.
Nietzsche arriva a coniugare quegli elementi distintivi della civiltà classica, con gli elementi della tragedia greca. Coniuga lo spirito razionale (apollineo), con quello irrazionale che Nietzsche definisce spirito dionisiaco.
Nietzsche quando parla della parte ne parla come l'arte dell'equilibrio, dell'armonia. Degas coglierà l'arte in senso puramente nichtiano. La musica invece, con le note che si espandono con un flusso continuo, rappresenta lo spirito dionisiaco.
Matisse, invece, capovolgerà questa caratterizzazione. La danza, vista in senso tribale, è spirito dionisiaco, la musica invece è spirito apollineo. Questo perché Matisse è un uomo moderno, non sta interpretando la tragedia greca, ma sta interpretando la musica e la danza del suo tempo. Quindi, è figlio della musica del 600 e del 700, come qualcosa di lucido e razionale. Nella danza invece è aperto ad una contaminazione della cultura occidentale con altre cultura, come la danza orientale e africana.
L'arte moderna ha il compito nuovo di rivalutare le forme artistiche ed espressive dell'arte africana. Questo lo farà innanzitutto Picasso, preceduto a sua volta da Modigliani. Matisse è il primo che si apre ad un interesse nei confronti dell'arte africana, e tutta quest'arte si coniuga nello spirito dionisiaco.
Lo spettro cromatico ne "La danza" si è estremamente semplificato: azzurro, verde e arancio. Perentorietà della forma, semplicità del tratto grafico, poche linee semplificative e sinuose, campiture compatte ed estremamente comunicativa. L'arte di Matisse preannuncia l'arte astratta, ed è punto di riferimento in tutta l'arte moderna.