Feuerbach
Hegel muore nel 1831, lasciando dietro di se una grande eredità culturale. Si vengono a creare due schieramenti differenti: si comincia a parlare di Destra e Sinistra hegeliana. Ovviamente, tali schieramenti hanno a che fare con i seguaci di Hegel.
Si viene a creare infatti, nel pensiero degli hegeliani, una spaccatura nel modo di interpretare Hegel, di due modi diversi di intendere l'idealismo hegeliano.
Le critiche più radicali provengono dalla Sinistra hegeliana, fino ad arrivare a Marx e Engels che si staccheranno dalla stessa sinistra hegeliana.
In particolare, nel criticare l'hegelismo, partono dal rovesciamento dei rapporti di predicazione tra astratto e concreto. Hegel ha invertito i normali rapporti di predicazione tra soggetto e oggetto, ha fatto derivare l'essere dal pensiero; mentre quelli della sinistra hegeliana dicono che il pensiero non è altro che un prodotto dell'essere, per loro prima c'è la vita e dopo la coscienza, quando invece hegel ha stabilito che la vita deriva dalla coscienza.
Hanno quindi invertito i normali rapporti di predicazione in Hegel.
C'è un ottica di conservazione della filosofia religiosa di Hegel nella Destra hegeliana (e infatti si tratta soprattutto di storici o studiosi religiosi), quando al contrario nella Sinistra c'è una volontà di decostruzione della filosofia hegeliana, tale che appunto altri pensatori riusciranno a superare lo stesso hegelismo.
Feuerbach
Di Feuerbach vanno ricordati "l'essenza del cristianesimo" e "l'essenza della religione".
Recupera da Hegel la coscienza infelice, in cui individua la maniera dello stare al mondo. Esiste scissione perché secondo Feuerbach in questa figura c'è stata l'inversione dei rapporti di predicazione soggetto-oggetto. Al posto del concreto è stato l'astratto, e al posto dell'astratto è stato posto il concreto come predicato. Questa coscienza quindi ha una sorta di visione illusione, o in un certo senso invertita, delle cose. L'essere per gli idealisti è una predicazione dell'astratto, con i rapporti di predicazione invertiti.
Per Feuerbach bisogna tornare ai normali rapporti, mettendo il concreto al posto dell'astratto e l'astratto al posto del concreto. È il concreto che giustifica l'astratto e non viceversa.
Il soggetto quindi deve essere di nuovo soggetto, e la coscienza sia da considerare come un predicato della vita. Non si può partire dalla coscienza per poi far venir fuori la vita.
Secondo Feuerbach l'esistenza umana non è un essenza ("wesen"), ma è un "da sein", è un esserci.
Il cuore di ogni religione, per Feuerbach, di ogni teologia, è l'antropologia. La coscienza religiosa è frutto di un alienazione religiosa, di un uscita della coscienza umana fuori di sé, che finisce per non riconoscere più quello che ha creato come un suo prodotto. La coscienza quindi si scinde e tende a proiettare fuori di se tutti quelli che sono i suoi desideri, le sue mancanze, le sue ambizioni, fino a generare quella realtà teologica che noi chiamiamo Dio. La religione è quindi un antropologia capovolta.
Per Feuerbach l'ateismo è il metodo della ricerca filosofica, è una forma di umanismo perché se l'ateo considera Dio una proiezione dell'uomo, allora soltanto l'ateo sarà costretto a recuperare l'uomo nella sua concretezza, a partire dalla sua centralità.
Quella di Hegel, per Feuerbach, non è altro che una teologia mascherata.
Si ha una riscoperta dell'uomo come natura, c'è un umanismo naturalistico, che fa della natura la realtà primaria da cui deriva ogni cosa. La natura qui significa concretezza, vita materiale.
Feuerbach è anche un anti-cartesiano: l'uomo è soprattutto vita materiale, e dopo è pensiero. Dice che "l'uomo è quello che mangia", l'uomo è materia.
La differenza tra Feuerbach e Marx è il fatto che la concretezza di Feuerbach è a-storica, è incondizionata. Al contrario la concretezza di Marx sarà rapportata direttamente alla storia e ai rapporti umani.