Filosofia: schemi e mini-riassunti III liceo

Husserl

  • La psicologia descrittiva non è la fenomenolgia husserliana, questo perché la fenomenologia di Husserl è una filosofia teoretica, al contrario della psicologia di Freud. Infatti, agli psicologi interessano quelli che sono gli eventi della psiche, i contenuti, i modi di essere, che sono contingenti perché riguardano quella psiche in particolare e cambiano di volta in volta. Nel caso di Husserl invece l'attenzione non è psicologica, ma è eidetico-fenomenologica, interessano quei modi di essere strutturali della coscienza, fissi e invariabili, ed in particolare l'intenzionalità.
  • Per risalire alle strutture fondanti, originali, invarianti della coscienza, alla struttura delle strutture che chiamerà "intenzionalità", lo fa attraverso una tecnica stoica, ovvero l'epoché (la sospensione del giudizio). Qui l'epoché ha a che fare con la sospensione dell'atteggiamento naturale, ovvero il nostro vivere quotidiano, il nostro far continuamente riferimento al mondo, il nostro atteggiamento ontico.
  • La fenomenologia vuole recuperare l'atto di costruzione del significato del mondo: spesso, secondo Husserl, si perde di vista il mirante e si guarda solo il mirato.
  • La coscienza è fatta di atti della coscienza (il pensare, il ricordare etc.), che si riferiscono sempre a qualcosa di esterno rispetto alla coscienza.
    La coscienza quindi è intenzionalità, ovvero è coscienza "di", ogni sua manifestazione si riferisce a qualcosa di diverso da sé.
  • L'analisi della coscienza coinciderà quindi con l'analisi degli atti attraverso cui questa si rapporta ai suoi oggetti. E la coscienza non è più un mondo chiuso in se stesso, come il cogito cartesiano, ma è un qualcosa di naturalmente aperto verso all'esterno.
  • La coscienza non è altro che l'atto di trascendere se stessa, e oltrepassandosi costituisce gli oggetti, dando senso anche a se stessa.
    Questo rende possibile la coscienza "di", che è insieme noesi (l'atto del pensiero) e noema (il prodotto del pensiero).

Heidegger

  • Vi sono due fasi nel pensiero di Heidegger: il primo Heidegger, è quello dell'analitica esistenziale. Il secondo Heidegger è invece quello della riflessione ontologica e nichilistica in senso stretto.
  • Primo Heideggerè l'Heidegger dell'analitica esistenziale, ovvero l'individuazione e determinazione delle strutture fondamentali dell'esserci (gli esistenziali).
  • L'uomo è Da-sein, è Esser-ci. È un ente speciale in quanto si pone la domanda sul senso dell'essere, ed è l'unico essere vivente che può riflettere su di esso.
  • I tre livelli ermeneutici del domandare: cosa si sta chiedendo, a chi si sta chiedendo, cosa si trova domandando. Nel caso della domanda "che cos'è l'essere" ciò che si domanda è l'essere stesso, ciò che si trova è il senso dell'essere, e a chi si domanda non è un essere ma un ente, l'uomo, e per tale motivo un ente speciale.
  • Essere nel mondo (IN-DER-WELT-SEIN), è il primo esistenziale. Non c'è prima l'esserci e poi il mondo, ma l'uomo è già mondo, è già Dasein.
  • La cura è il modo d'essere strutturale dell'esserci, è il modo con cui l'uomo entra in relazione con il mondo, e ciò con il criterio dell'utilizzabilità.
    È dalla cura che dipendono gli altri due esistenziali, l'essere nel mondo e l'essere con gli altri.
  • Essere con gli altri (MIT-SEIN) è il secondo esistenziale, e riguarda l'uomo che si incontra con altri suoi simili. Si può avere in questo caso due tipi di coesistenza:

    • Coesistenza inautentica:ad esempio con la figura del servo-padrone. Si ha la strumentalizzazione dell'uomo. La cura qui diventa strumentalizzazione dell'altro uomo.
      In questo tipo di coesistenza, gli altri non appaiono come tali ma tutto è in modo impersonale, il "chi" si trasforma nel "si". Non domina più da miità, ma si è nella dimensione della chiacchera.
    • Coesistenza autentica: l'anticipazione della morte, la scoperta di se come temporalità, permette all'uomo di uscire dalla dimensione del si, e di scoprirsi come miità.
      La coesistenza autentica ha a che fare con l'empatia, dove si riconosce l'altro uomo come proprio simile, per empatia, ciò che accade a lui accade anche a me.
  • Con l'essere per la morte, l'uomo comprende la sua temporalità. Arrivando a riflettere sulla morte, si ha la fine dell'analitica esistenziale, per passare all'ontologia. C'è la svolta (Kehre), tra il primo e il secondo Heidegger.
  • Secondo Heidegger– è l'Heidegger dell'ontologia, dove riflette direttamente sull'essere.
  • Punto focale della riflessione del secondo Heidegger è la differenza ontologica tra essere ed ente; e di contro la differenza tra metafisica e ontologia.
  • L'essere non è più to on, ma per distinguerlo dagli enti lo definisce "aletheia", ovvero ciò che si rivela nascondendosi, ciò che si fa presente attraverso l'assenza. Gli enti, al contrario, sono pura presenza.
  • Heidegger vede in Nietzsche l'ultima entificazione dell'essere, con la volontà di potenza. Prima fu con Platone, con le Idee, e con Leibniz, che lo identifica come forza o valore.

Gadamer

  • Fonda l'ermeneutica contemporanea, staccandosi dal pensiero di Schleiermacher, il quale pensava che l'ermeneutica permetteva di comprendere un testo nel suo senso più autentico attraverso un ritorno al passato per far rivivere i presupposti storici e culturali che lo hanno generato.
    Gadamer figlio delle posizioni di Dilthey, va a scardinare i pregiudizi del: 1) il mito dell'oggettività storica, e 2) il pregiudizio legato all'esistenza di una psicologia autentica, quella dell'autore.
  • La conoscenza storica, per Gadamer, è sempre comprensione, e nasce dal circolo ermeneutico. Non è conoscenza analitica o dimostrativa. La storia comprende il passato, e non spiega il passato.

    • Spiegare: conoscere attraverso una linea, pressuppone il gesto della misurazione e della quantificazione, della conoscenza analitica. È una conoscenza quantitativa.
    • Comprendere: si rivolge a degli oggetti che non vanno quantizzati ma storicizzati, è una conoscenza qualitativa.
  • Il circolo ermeneutico si ha quando un soggetto interpreta un fenomeno, e lo fa in maniera circolare, poiché tutto avviene all'interno dell'orizzonte circolare della storicità. Non c'è un soggetto capace di conoscere oggettivamente il passato.
  • L'ermeneutica è la base stessa della riflessione filosofica, e non un tipo di filosofia. E riguarda non solo la filosofia, ma tutte le scienze.
  • Vivere è interpretare, la nostra conoscenza è fatta di continue interpretazioni e non esistono fatti puri.
  • Il circolo ermeneutico è quel movimento circolare della comprensione per cui si comprende il passato sulla base di una pre-comprensione posta nel presente e fondata storicamente.
  • Tutto il processo ermeneutico avviene nel linguaggio. Il linguaggio è un luogo dell'essere, ed è lì che l'essere si manifesta all'uomo. È proprio a partire da Gadamer che la filosofia contemporanea diventerà "filosofia del linguaggio".

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