La fine del jailbreak degli iPhone: è meglio così
Fin dal rilascio del primo modello di iPhone, che come disse Steve Jobs “eseguiva OS X”, gli hacker hanno tentato di sfuggire alle limitazioni imposte dal suo software. In effetti, iPhone OS 1.0 (così si chiamava allora) conteneva 15 applicazioni, non comprendeva né un App Store né iTunes, e non supportava funzioni popolari come MMS, lo scambio di file bluetooth, la registrazione di video.
È più che comprensibile che gli utenti volessero ottenere tutto il potenziale possibile da un software così avanzato, e l’hacker più lungimirante fu sicuramente Jay Freeman – meglio conosciuto come Saurik –, che creando Cydia aprì la possibilità di installare applicazioni e “tweak” non ufficiali.
Il vero boom del jailbreak avvenne negli anni di iOS 3 e di iOS 4, quando i server di Cydia contarono 4 milioni di utenti attivi e gli hacker del Dev Team lavoravano giorno e notte in cerca di exploit. Creare un jailbreak (e un modo semplice per permettere all’utente medio di eseguirlo) era diventata l’aspirazione di ogni appassionato di informatica, e quando nella mente di un hacker si accendeva una lampadina, partiva una lotta contro il tempo per preparare tutto prima che Apple rilasciasse un aggiornamento. Intanto, migliaia di utenti intraprendenti potevano iniziare a godersi funzioni che i “comuni mortali” non si immaginavano nemmeno: esecuzione di app in background, libero utilizzo del bluetooth, impostazioni rapide con SBSettings, temi personalizzati con Winterboard, scorciatoie con gesti tramite Activator. Insomma, un iPhone con iOS 4 jailbroken, oltre a essere qualcosa di incredibilmente figo se sfoggiato davanti agli amici, era molto utile e funzionale.
Oggi, invece, la situazione è molto diversa. Tutti i team di hacker dei “tempi d’oro” si sono sciolti; chi trova exploit per conto suo tende a tenerseli per sé o a venderli ad aziende private; Apple non cerca più di impedire il jailbreak in modo così agguerrito. Beh, che succede? In primis, a partire da iOS 7 Apple ha fatto passi da gigante, e ha incominciato ad accontentare gli utenti “inglobando” i tweak di Cydia che tanto amavano (basti pensare al Control Center). Poi la sicurezza di iOS è andata sempre migliorando, e gli hacker non sono più riusciti a trovare tempo libero da dedicare a un progetto così impegnativo e, peraltro, sempre meno popolare.
In effetti gli ultimi jailbreak sono sempre stati rilasciati da gruppi di sviluppatori cinesi, che a differenza dei nostri hacker hanno avuto in mente un solo obiettivo: guadagnare. I programmi Taig e Pangu, tramite sponsor pubblicitari, hanno portato gioia alle tasche dei loro creatori, talvolta con metodi non troppo leciti. Il primo, per esempio, nel momento in cui eseguiva il jailbreak installava anche un’applicazione cinese contenente pubblicità senza chiedere consenso agli utenti.
Ora, tralasciando questo aspetto che per molti potrebbe essere irrilevante, due grandi fattori mi hanno spinto di recente a passare dal gruppo degli sfegatati jailbreaker a quello – forse più responsabile – dei “jailbreak-scettici”. In primis, il jailbreak oggi è quasi privo di utilità. Sono pochissimi gli sviluppatori che continuano ad aggiornare e a mantenere i loro tweak su Cydia, e con tutte le funzioni di iOS 10 trovare qualcosa che manca è piuttosto difficile. Certo, c’è chi non si riesce ad accontentare se non ha installato qualche tema un po’ tamarro o se non “cracca” le applicazioni dell’App Store, ma diciamocelo: Cydia è diventato superfluo. L’utente medio non sente il bisogno di avere “qualcos’altro”, perché iOS non è più limitato come un tempo.
In secondo luogo, la sicurezza. iOS è uno dei sistemi operativi più sicuri al mondo, tanto che nel corso di un’indagine a Marzo di quest’anno nemmeno l’FBI è riuscita a violarlo. Avere il jailbreak significa eseguire una versione di iOS notoriamente fallata, il che equivale a lasciare l’auto in sosta in un parcheggio pubblico senza chiuderla. Chiunque può accedervi, con o senza software specifici, rubando tutto ciò che si trova al suo interno (e al giorno d’oggi, sul telefono giace l’intera vita privata di una persona). Inoltre, ora che sappiamo di cosa sono capaci agenzie governative come la NSA, vogliamo davvero spianare loro la strada in questo modo?
Tirando le somme, credo che il jailbreak oggi sia diventato più un male che un bene. Molti hacker che lo sfruttano per arricchirsi, altri (*cough cough* Luca Todesco) per accrescere la propria popolarità, altri ancora per fini malevoli, e solo una piccolissima fetta di utenti per vera passione o per utilità pratica.
Questo non ha nulla di intrinsecamente negativo: forse è giusto così; forse è giusto che il jailbreak “pubblico” muoia lentamente e che tale procedura sia perseguita solo dagli appassionati, più come mezzo che come fine. Del resto, chi ancora non è contento del grado di personalizzazione permesso da iOS e non è interessato alla sicurezza, può sempre passare ad Android.