Il gioco d’azzardo on-line e le sue problematiche

Secondo una ricerca i giocatori d’azzardo, in Italia, sono circa 900 mila, un numero impressionante, pari al 2% della popolazione adulta, tanto da potersi definire questa, una vera e propria malattia sociale, come sostenevano, circa 30 anni fa gli americani , che avevano classificato il bisogno impulsivo di giocare a tutti i costi, un “Disturbo del Controllo”. In Italia questo disturbo viene definito “GAP”, ovvero gioco d’azzardo patologico ed è considerato una vera e propria dipendenza, più o meno come quella da droghe e alcool.
Se cerchiamo di capire i meccanismi che possono innescare questa patologia, sicuramente chi si abitua a vedere, fin da bambino, la propria famiglia impegnata nel gioco d’azzardo, ha molte possibilità di sviluppare esso stesso la patologia. Ma anche problemi finanziari possono indurre la dipendenza, con l’illusione di poter risolvere il dissesto economico in cui si vive.

Il profilo di un giocatore compulsivo è ben diverso da chi gioca in maniera amichevole con amici e parenti, qui si parla di chi, in maniera sistematica, per diverse ore e con intensità sempre maggiore, rischiando somme sempre più alte, per provare piacere, non riesce a staccarsi dal gioco e, per di più, se privato di questo, reagisce in maniera patologica con vere e proprie crisi d’astinenza.

Il gioco d’azzardo, quando sconfina nella patologia, cioè quando assistiamo a un comportamento ripetitivo a cui  non si riesce a resistere, pena il rischio di soffrire di ansia e di tutte quelle malattie psicosomatiche espressione dell’ansia stessa, con disordini anche di natura fisica, al punto che si è giunti a considerare che il gioco compulsivo non è esente da stress, iperattività, difficoltà di concentrazione, fino alla depressione, per sfociare, in rari casi, persino in comportamenti criminosi e antisociali, ivi compresa la tendenza al suicidio, spesso portato in atto con successo.

Secondo la moderna psichiatria, i motivi secondo i quali il soggetto colpito è costretto a ricorrere sempre più sovente al gioco, così come, l’aumentare sempre più la posta, è dovuto al bisogno, inarrestabile, di dare soddisfazione ed eccitazione estrema a questa sua pulsione, al variare della quale, muta il bisogno di soddisfarla sempre di più e, neanche le perdite riescono a frenare questo impulso irresistibile, addirittura, con un comportamento patologico che gli esperti definiscono, “chasing”, la persona affetta dal disturbo è portata ad inseguire le perdite, per ritrovare le emozioni nella speranza di tramutarle in vincite; addirittura, con un perverso meccanismo, può la perdita stessa arrecare piacere al giocatore in un senso di autopunizione che lo stesso si infligge nei suoi confronti.

Il gioco d’azzardo patologico

Il Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) è una malattia mentale che è stata classificata dall’Associazione Psichiatrica Americana (APA American Psychiatric Association) all’interno dei “Disturbi del controllo degli impulsi” e che ha grande affinità con il gruppo dei Disturbi Ossessivo-Compulsivi (DOC) e soprattutto con i comportamenti d’abuso e le dipendenze.
Il sistema classificativo DSM (Manuale Statistico-Diagnostico) nella sua IV versione (DSM-IV; 1994) propone i seguenti criteri diagnostici e la seguente definizione:
Mostrate un persistente e ricorrente comportamento di gioco d’azzardo disadattivo, in cui il bisogno di giocare è incontrollabile e vi riconoscete in almeno 5 delle situazioni elencate di seguito:

 

  1. Siete completamente assorbiti dal gioco d’azzardo (rivivete esperienze di gioco del passato, soppesate o programmate la prossima avventura, pensate senza sosta a come ottenere il denaro per giocare).
  2. Dovete aumentare costantemente le puntate per arrivare allo stesso livello di eccitazione.
  3. Non riuscite in alcun modo a controllare, diminuire o interrompere le giocate.
  4. Vi sentite irrequieti e irritabili se cercate di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo.
  5. Giocare è un modo di fuggire dai problemi, dal senso di colpa, dall’ansia o dalla depressione.
  6. “Rincorrete le perdite” (per esempio raddoppiate le puntate per vincere tutto in una volta e rifarvi delle perdite).
  7. Mentite ai familiari, al terapeuta e ad altri per occultare l’entità del vostro coinvolgimento nel gioco.
  8. Avete commesso azioni illegali (falsificazione, frode, furto, appropriazione indebita) per finanziare le giocate.
  9. Avete rischiato o perso una relazione significativa, il lavoro, opportunità di studio o di carriera a causa del gioco.
  10. Fate affidamento su altri per reperire il denaro con cui sanare una situazione finanziaria disperata a causa del gioco.

 

I giocatori compulsivi (o patologici) sono perciò quegli individui che si trovano cronicamente e progressivamente incapaci di resistere all’impulso di giocare. Il loro comportamento compromette e distrugge le loro relazioni personali, matrimoniali, familiari e lavorative.

La prima domanda che ci si pone davanti ad una persona che si è rovinata con il gioco è: “Ma perché non si è fermato prima?”.
Nelle dipendenze, in realtà, si determina tutta una serie di circoli viziosi che automantengono il comportamento. Nello specifico del gioco d’azzardo il principale tra essi è il “chasing”, cioè l’inseguimento delle perdite. Spesso infatti dopo una prima fase caratterizzata da vincite esaltanti, la tendenza dell’individuo predisposto all’abuso è di “rincorrere” altre vincite, aumentando la frequenza di gioco e le puntate. Quando inizia a perdere, attribuisce ciò ad un “periodo sfortunato” e tende ad aumentare il fattore rischio, nell’illusione di poter ottenere vincite più alte. Le perdite a questo punto superano di gran lunga le vincite ed inizia così la fase dell’inseguimento delle perdite (chasing), cioè il tentativo di recuperare il denaro perduto con un “colpo di fortuna”. Il gioco viene ora visto come l’unica possibilità di redenzione e recupero.

Il gioco d’azzardo patologico, come tutte le dipendenze, è una malattia cronica, che abbisogna pertanto di un intervento terapeutico strutturato.
L’obiettivo della cura deve essere dapprima l’astinenza dal comportamento e successivamente il raggiungimento di una condizione di “sobrietà” cioè un cambiamento dello stile di vita che permetta di essere più forti verso le sempre possibili ricadute.

La tendenza di una persona dipendente è quella di negare o minimizzare il problema.

Il primo  passo deve essere quello di aumentare il livello di motivazione alla terapia con una serie di colloqui motivazionali.
Il passo successivo deve essere la stipula di un contratto terapeutico tra il paziente, la famiglia e il terapeuta, che comprende un eventuale ricovero, la strutturazione del programma terapeutico (colloqui individuali, gruppi psicoterapeutici e psicoeducazionali, terapia psicofarmacologica, gruppi per i familiari ecc.) e la pianificazione del rientro dai debiti, con eventuale assistenza legale.
La famiglia deve essere sempre aiutata ad imparare a conoscere questa particolare malattia e deve essere coinvolta nella gestione terapeutica del paziente.

Quando si vive accanto ad una persona che gioca d’azzardo non è più possibile condurre una vita normale e serena.

Il malessere provocato da questa dipendenza non appartiene solo alla persona che gioca, ma si estende a tutta la famiglia.

Le paure e i disagi si possono concretizzare in due aspetti prevalenti:                                      aspetto economico e  aspetto relazionale,più precisamente le paure sono:

– la paura di aver contratto debiti.

– la paura per la mancanza di fiducia che le persone hanno nei confronti del giocatore.

La figura del partner a volte è ritenuto responsabile delle conseguenze della dipendenza.

Da uno studio effettuato con il gruppo di sostegno del policlinico Gemelli di Roma è emerso che, inizialmente la coppia partecipa alle attività di gioco,il partner si diverte e considera il gioco un’attività sociale mentre il giocatore minimizza le perdite. In seguito,il partner nota che il giocatore  è teso durante le partite quasi preoccupato,risulta sempre più  assente, ad esempio quando rientra a casa è di cattivo umore e fornisce giustificazioni improbabili rassicurando il partner che vincerà presto, si rifarà la prossima volta. A questo punto il partner è costretto a prendere una posizione, si rende conto che la situazione soprattutto economica è a rischio e può agire o coprendo il giocatore o mettendolo alle strette bloccandogli ogni possibilità di utilizzo del denaro. Purtroppo non sempre il partner, spesso, donne, ha la forza di combattere contro crisi di astinenza vere e proprie da gioco.

Come tutti i “tossici”, il giocatore compulsivo sa mentire, sa fare pena e sa sfruttare le debolezze degli altri a suo favore.

Se nel nucleo familiare della coppia colpita da un suo membro da questa dipendenza ci sono dei figli, la situazione si complica ancora di più. In ballo entrano i rapporti e i conflitti che normalmente ci sono in questo caso si acutizzano. Il clima in cui si vive è spesso drammatico e il figlio è perde completamente sia la stima che la fiducia nei confronti del giocatore compulsivo.                                                                                                           La rete dei rapporti sociali e lavorativi della persona colpita da questa dipendenza subiscono più o meno la stessa sorte degli altri tipi di rapporto fin qui analizzati. Il Gioco compulsivo occupa gran parte della giornata, ad esempio gli amici prendono le distanze dal giocatore compulsivo o perché non hanno più interessi  in comune o perché non tollerano le continue richieste di denaro spesso non restituito.

Il giocatore compulsivo tende a sviluppare, nel tempo, un rapporto disfunzionale con il denaro. Ci troviamo di fronte a una perdita del controllo economico e delle proprie risorse con somme sempre più ingenti spese al gioco. Non sono rari i casi di giocatori, anche famosi, che hanno dilapidato l’intero patrimonio di famiglia, o ancora più spesso, giocatori caduti nelle mani di usurai. In questi casi una posizione netta da parte della famiglia che chiede il tutoraggio economico, apre gli occhi al giocatore e salva il salvabile, questo insieme a un piano di rientro concordato dei debiti è un ottima “medicina” che mette davanti al fatto compiuto il giocatore.

Rendere numerabile l’entità della malattia aiuta a prenderne consapevolezza.

Il Tutoraggio è uno strumento indispensabile nella riuscita del trattamento di riabilitazione del giocatore  compulsivo e  consente di creare “alleanze” con la figura del Tutor di conquistarsi una graduale fiducia e di recuperare l’autonomia economica .

La tutela e il sostegno del giocatore e della sua famiglia, relativamente a debiti contratti, sono necessari per evitare il rischio che situazioni contingenti impreviste distolgano il giocatore dalla terapia.


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Una risposta

  1. paolo ha detto:

    la cosa piu orrenda e piu schifosa e che mentre leggo questo racconto,sopra il titolo mi escono le pubblicita' a ripetizione di lottomatica bwin e gioco digitale….. no vabbe' NO COMMENT!

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