Il mangiatore di bambini

In un piccolo orfanotrofio di un paesucolo in Russia, c’è un ragazzino. I suoi capelli sono nero corvino, disordinati. Indossa jeans bucherellati e una vecchia e sformata maglietta grigia.
Nessuno sa nulla di lui. Per 10 anni è rimasto seduto sul letto della sua stanza, senza mai muoversi, senza battere ciglio, senza mangiare o dormire. In questi 10 anni nulla è cambiato, è sempre rimasto con l’aspetto di un bambino di 7 anni. L’unica prova del fatto che è vivo è il lento ma costante alzarsi e abbassarsi del suo petto mentre respira, e il rifiuto di togliere gli occhi da chiunque si addentri nella sua camera da solo.

Uno psichiatra provò a indagare sul fatto che questo ragazzino non avesse mosso un muscolo in 10 anni. Entrò nella stanza, chiudendo la porta alle sue spalle.
Dopo mezz’ora, l’infermiera raggiunse la stanza per controllare i progressi dei due. Aprendo la porta vide solo il ragazzo, sempre seduto, senza muoversi, gli occhi fissati su di lei. Qualcosa sembrò essere diverso. Sembrava leggermente (quasi indecifrabilmente) più grande, forse 8 o 9 anni. Lo psichiatra non era più nella stanza. La porta era l’unica uscita, dato che non c’erano finestre, prese d’aria o simili. Per essere precisi, la stanza era esattamente al centro dell’orfanotrofio.

Continuò a starsene seduto lì, visitato occasionalmente dalla signora che faceva le pulizie, che mai aveva chiuso la porta dietro di sè.
Una settimana o due dopo arrivarono due ufficiali di polizia all’orfanotrofio, chiedendo di parlare al ragazzo a proposito della scomparsa dello psichiatra.
I due entrarono, chiudendo la porta alle loro spalle, con la direttrice dell’orfanotrofio che aspettava al di fuori dalla stanza.
Mezz’ora passò. Non un suono usciva dalla stanza. La direttrice aprì la porta. Il ragazzo era sempre sul suo letto, stavolta visibilmente più grande. Aveva raggiunto la taglia di un quindicenne. La sua pelle era più scura del solito, e sembrava pieno d’ira come non mai. Solo una cosa era rimasta immutata. I suoi occhi inflessibili che fissavano gli ospiti della stanza.
Successivamente fu organizzata una squadra contenente una decina di uomini per interrogare il ragazzo. Entrarono lasciando aperta la porta dietro di loro. Non fecero in tempo a fare delle domande che nel corridoio uno degli orfani, correndo, urtò la porta, facendola chiudere.
La direttrice corse per riaprire la porta, solo per ritrovarsi congelata dal terrore. Solo un suono basso e minaccioso usciva dalla porta.

"ANCORA… UNO…."

Se mai tu dovessi andare in quell’orfanotrofio, vedrai sicuramente che continua a essere attivo. Gli orfani vivono ben curati ed in salute. Nonostante tutto, c’è ancora una stanza che vedrai essere bloccata da assi inchiodate, molto lontana dall’essere accessibile. Se ti venisse in mente di chiedere cosa c’è in quella stanza, verrai fatto uscire dall’orfanotrofio, se necessario anche con la forza.
Ma se, quando nessuno potrà notarti, metterai il tuo orecchio sulla porta, sentirai un continuo basso e malefico ruggito. Se ascolterai per qualche momento, sentirai delle parole…

"ANCORA… UNO…."

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