La trinità di Masaccio
Quest'opera rappresenta in un certo senso la summa dell'arte di Masaccio. Viene commissionata a Masaccio da un personaggio che aveva una certa influenza a Firenze, ed era il custode del Gonfalone di Firenze.
Doveva questa rappresentare il concetto ideologico più grande della cristianità, ovvero la trinità.
Masaccio esprime comunque un punto di vista sulla cristianità diverso da quello che in precedenza era comune sentire. È un punto di vista laico, ma non nel senso di minuire d'importanza ciò che si rappresentava, ma cercare di capirla. Rappresenta la trinità dall'immagine composta attraverso la quale raffigura il padre, con sotto di lui il cristo. Poi, lo spirito santo, rappresentato con un immagine simbolica, ovvero una piccola colomba in volo che si trova tra il padre ed il figlio. Il dogma è un qualcosa di oggettivo o no? Cos'è che spiega nella maniera più alta l'esistenza di Dio?
Per Masaccio è l'uomo, in quanto essere pensante. Masaccio quindi individua nella perfezione dell'architettura rinascimentale il momento più alto dell'ingegno razionale.
Dipinge quindi il soggetto religioso in un opera architettonica. Attraverso quest'opera vuole riportare sulla tela le tre regole fondamentali della pittura rinascimentale, la simmetria, il chiaroscuro, la prospettiva.
La prospettiva la si vede nella profondità della stessa cappella; la simmetria, che rappresenta idealmente un principio d'ordine, e nell'opera lo stesso cristo fa da asse di simmetria.
Masaccio vuole esaltare il concetto della creazione divina attraverso l'ingegno dell'uomo, e rappresentando un qualcosa di concreto, così aggancia il dogma a qualcosa di reale.
Ai piedi del cristo pone la madonna e san Giovanni, e ancora più in basso rappresenta i committenti dell'opera.
Il chiaroscuro, terza e ultima tecnica, pervade l'intera opera.